Tahuata e Ua Huka

Partiti da Fatu Hiva ci siamo diretti verso l’isola di Tahuata dove ci avevano detto che sarebbe stato possibile nuotare con le Mante Ray (specie di razze giganti). Giunti a nord dell’isola nella baia di Hanamoenoa ci siamo difatti accorti di un’intensa attività di snorkeling: tutti alla ricerca del grande pesce!

La baia di Hanamoenoa

Naturalmente, complici la trasparenza e la calda temperatura dell’acqua, ci siamo anche noi lanciati in lunghe sessioni di snorkeling. Purtroppo però siamo riusciti solo a vedere pesci vari, neanche particolarmente colorati, ma di mante neanche l’ombra. Perciò, un po’ delusi, abbiamo deciso di dare un senso alla nostra sosta, inaugurando il kayak biposto gonfiabile che ci eravamo portarti come uno dei tanti bagagli dall’Italia. Istruzioni e pompa alla mano siamo riusciti a gonfiare ed assemblare le varie parti senza difficoltà. La prova in acqua si è dimostrata più sfidante del previsto a causa dell’equilibrio e dell’esperienza necessari per condurre il kayak senza ribaltarsi quando ci sono le onde. Comunque, siamo riusciti a raggiungere ed atterrare sulla spiaggia senza problemi e, ritornati sulla barca, a trovare un posto in coperta dove fissarlo.

Il 30 maggio siamo ripartiti alla volta di Ua Huka. Questa è l’isola delle Marchesi meno frequentata dai velisti perchè un po’ fuori dal percorsi più battuti, ma certamente non per questo meno interessante. Di ciò abbiamo avuto prova nei giorni seguenti scoprendo, oltre alla bellezza particolare dell’isola, diversa dalle altre, anche e soprattutto la genuina amabilità ed accoglienza della gente. Colpisce innanzitutto la natura selvaggia ed talvolta arida del terreno, in parte causata dal sovraffollamento di capre e cavalli allo stato brado. In compenso, è in atto con successo una campagna anti ratto, specie ormai altamente invasiva nelle altre isole dell’arcipelago.

La baia di Hane

La baia di Hane, dove abbiamo ancorato, è parecchio distante dal villaggio principale che volevamo visitare; abbiamo perciò fatto l’autostop il che ci ha dato modo di sperimentare la grande disponibilità ed ospitalità degli abitanti dell’isola che, in questa ed altre occasioni, si sono fermati immancabilmente per darci un passaggio. La prima persona che si è fermata ci ha spiegato che non avremmo trovato nessuno nel villaggio in quanto la maggior parte degli isolani si era raccolta in una località in prossimità dell’aeroporto per festeggiare la giornata della donna, evento di tre giorni a cui partecipavano anche associazioni provenienti da Nuku Hiva e Ua Pou, altre due isole dell’arcipelago. Naturalmente siamo stati felici di cambiare programma ed unirci alla festa fitta di eventi tra cui danze e musica tradizionali, atelier per massaggi e trattamenti estetici, tavolate per la degustazione di prodotti locali e, non di minore importanza, una relazione tenuta da un medico di Tahiti, sull’importanza dell’informazione per la prevenzione del tumore del seno.

Attiguo al luogo dell’evento vi è il museo dell’isola che, seppur piccolo, espone interessanti manufatti riproducenti vari oggetti della cultura e tradizione delle isole Marchesi.

Nei due giorni successivi abbiamo avuto altre esperienze molto positive dell’isola e dei suoi abitanti: ci siamo recati alla messa domenicale dove abbiamo avuto, tra il resto, modo di apprezzare la qualità ed il coinvolgimento delle persone nell’intonare i canti della tradizione cattolica rivisitati dalla cultura locale.

La messa domenicale nella chiesa di Hokatu

Sulla via del ritorno ci siamo fermati ad ascoltare una musica proveniente da un terrazzo dove siamo stati invitati a salire da una gentilissima signora; la musica era suonata da un simpatico omone con l’ukulele (vi ricordate “A qualcuno piace caldo”?) accompagnato alla chitarra da un amico. La vera protagonista della scena era però una bimbetta di due anni circa che, in perfetta tradizione marchesana, già si muoveva a ritmo della musica.

Riavviatici verso la nostra baia abbiamo chiesto di nuovo un passaggio ad una giovane coppia a cui abbiamo chiesto dove poter comprare della frutta; in tutta risposta ci hanno dato un appuntamento per la mattina successiva per portarci la frutta del loro giardino. Infatti, all’ora stabilita, abbiamo incontrato Maurice che ci ha letteralmente coperto di manghi, papaie, banane, pampelmousse  e limoni. Che incredibile generosità!

Maurice che ci ha portato un casco di banane e un sacco pieno di pampelmousse del suo giardino

Abbiamo dedicato la mattina prima della partenza alla visita dell’Arboretum di Ua Huka, dove abbiamo potuto non solo ammirare la varietà di piante da frutta presenti, ma anche raccogliere manghi, limoni e “pomelo” (un’altra varietà di pompelmo) come attività inclusa nella visita!

Fatu Hiva, la più bella delle Marchesi
Nuku Hiva e Ua Pou

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