Tahiti

Poiché il volo di ritorno per l’Italia era prenotato per il 3 settembre, abbiamo avuto un’intera
settimana a disposizione per perlustrare l’isola. Abbiamo affittato un piccolo appartamento sulla
collina prospicente alla città di Papeete e, per poterci spostare, abbiamo preso a noleggio
un’autovettura.

Nei giorni successivi abbiamo visitato diversi luoghi di interesse dell’isola, come il
Museo etnico delle isole, ricco di interessanti testimonianze della cultura polinesiana, alcune aree
archeologiche sparse in diversi punti dell’isola; abbiamo inoltre passeggiato per raggiungere
alcune cascate e ci siamo riposati nelle tante bellissime spiagge che circondano l’isola.

Inoltre, mossi dalla curiosità, ci siamo avventurati fino a quasi l’estremità sud dell’isola per ammirare la famosa località di Teahupoo al largo della quale si erano da poco concluse le gare olimpiche di surf. Purtroppo, a causa del tempo piovoso e nebbioso, abbiamo potuto solo intravedere in lontananza la maestosa onda, il sogno di ogni surfista che si forma a circa 400 metri al largo ed è universalmente riconosciuta come il più famoso “reef break” del mondo.


Durante le nostre passeggiate, abbiamo avuto la piacevole sorpresa di incontrare alcuni degli amici
velisti conosciuti in varie tappe della nostra navigazione. Ciò a riprova che certe mete sono più
spesso frequentate, anche per la possibilità di rifornirsi di pezzi di ricambio o quant’altro
necessario per la barca, altrimenti impossibili da reperire sia alle Marchesi, ma ancor meno negli
atolli delle Tuamotu. Nel complesso, Papeete è una città moderna, molto simile per diversi aspetti
alle città europee. Sicuramente non ha il fascino dei meravigliosi angoli di paradiso a cui ci
eravamo abituati nei mesi di navigazione, ma per contro è ricca di tutte quelle cose che talvolta
abbiamo sognato e desiderato.

Tahaa e Raiatea

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